un pensiero al mese


Le religioni che chiamiamo false erano una volta vere.(Ralph Waldo Emerson)



Indipendentemente dalle coalizioni che si andranno a costituire,a quale partito o lista civica darai il tuo voto nelle prossime elezioni amministrative?


sabato 15 maggio 2010

I disastri petroliferi passati, in corso ed annunciati




La catastrofe petrolifera causata dalla British Petroleum il 20 aprile 2010, che sta seminando il panico negli stati americani che si affacciano al Golfo del Messico ed alla Florida Keys, le isole immortalate da Ernest Hemingway, non è certamente un avvenimento senza precedenti, unico e irripetibile, come vogliono farci credere.

Non siamo smemorati e ricordiamo bene i 130 miliardi di litri di petrolio finiti nel Golfo Persico nel 1991, i 50 milioni di litri che nel 1989 andarono a depositarsi lungo le coste vergini della Baia di Prince William in Alaska (famosa per la sua bellezza), i 500 milioni di litri finiti nel 1979 nella Baia di Campeche in Messico e, tanto per restare in tema, nell’esplosione di una raffineria della stessa BP in Texas, il 23 marzo 2005, vi furono 15 morti ed oltre cento feriti.

E mentre negli Stati Uniti sono sotto accusa tutti i parlamentari che hanno incoraggiato le attività di trivellazioni, ricevendo in cambio, dalla British Petroleum, laute donazioni per le campagne elettorali pari a 16 milioni di dollari nel solo 2009, sembra proprio, qui da noi, che nemmeno l’affondamento della Deepwater Horizon e la morte di 11 operai abbiano fermato le richieste dell’Assomineraria ed i procedimenti del Dicastero dello Sviluppo Economico.

Nell’ultimo Bollettino ministeriale pubblicato il 5 maggio, si legge infatti che per quanto riguarda le cinque istanze di ricerca e coltivazione petrolifera, che coprono gran parte della Provincia di Teramo e sono state denominate: Cipressi, Colle dei nidi, Corropoli, Villa Carbone e Villa Mazzarosa, l’iter prosegue regolarmente e celermente.

I dati aggiornati ci illustrano che l’istanza Corropoli, la quale interessa Cologna Spiaggia e la parte nord della Riserva naturale Borsacchio e di Cologna Paese, dopo la presentazione al Ministero avvenuta il 1° ottobre 2004, ed il conseguente parere favorevole, ha fatto adesso un bel passo avanti in quanto, proprio alcuni giorni fa, il 23 aprile 2010, si è svolta la 5^ Conferenza dei Servizi, che segue le precedenti datate 22.9.2008, 8.6.2007, 20.4.2007 e 20.2.2007.

Per quanto concerne l’istanza Villa Mazzarosa, presentata il 31 marzo 2006, che interessa un area di 13,4 Kmq., dal confine sud di Cologna Spiaggia fino a Scerne di Pineto, il Ministero, dopo aver comunicato alla Regione Abruzzo, in data 18 ottobre 2007, il parere favorevole del Comitato Tecnico per gli Idrocarburi e la Geotermia, ha scritto nuovamente il 12 febbraio 2010 per comunicare la ripresa del procedimento. E si attende la convocazione della Conferenza dei Servizi.

Purtroppo, su ciò che bolle veramente in pentola e sulle deliberazioni delle Conferenze dei Servizi, maturate nelle segrete stanze, le varie Istituzioni (Comune, Provincia e Regione), più volte chiamate in causa dalle Associazioni ambientaliste, non hanno mai risposto.

Eppure, nel territorio comunale, ci sono tanti amministratori pubblici e politici di medio ed alto livello che sull’argomento, in tutti questi anni, non hanno sentito nemmeno il dovere di informarci!

Aggiungendo anche le piattaforme, che nella cartina del Ministero coprono tutti gli spazi antistanti la costa rosetana, mi sembra doveroso chiedere a questi nostri rappresentanti: che avete fatto finora, concretamente, per scongiurare l’incombente deriva petrolifera?

Siccome i danni ambientali si pagano poi con la distruzione dell’economia e con la salute umana, che ne sarà dei nostri figli e nipoti che rischiano di vivere in un ambiente devastato e privato delle principali risorse naturali: la pesca, il turismo e l’agricoltura con i suoi prodotti d.o.c.?

E proprio l’altro ieri il senatore Maria Cantwell ha chiesto alla British Petroleum: “Rimborserete i pescatori? Gli enti locali? L’industria del turismo?”. “Solo le richieste legittime”, ha risposto Lamar McKay, presidente della BP. Ed alla successiva domanda: “Cos’è una richiesta legittima?”, non c’è stata alcuna risposta.

Franco Sbrolla

martedì 4 maggio 2010

PRG PARTITO DEMOCRATICO CONTESTATO DAI CITTADINI E DA TUTTE LE FORZE POLITCHE




L'amministrazione è stata letteralmente travolta dalle critiche durante l'ultima serata di presentazione del futuro piano regolatore di Roseto.

La sala era gremita di cittadini e la sala polifunzionale del museo di Montepagano si è dimostrata inadeguata ad accogliere una folla così numerosa.
Gli animi sono stati subito accesi grazie alla consueta manifestazione della Federazione Della Sinistra che ha esposto le cartine integrali del nuovo PRG di Roseto ben prima dell'arrivo dei tecnici dell'amministrazione informando i numerosi cittadini ,con l'aiuto di tecnici indipendenti, consentendo loro una corretta valutazione dell'operato dei nostri amministratori.
Non sono mancate le solite “bandierine dei dubbi” ovvero le ormai numerose segnalazioni,da parte dei cittadini,sia delle anomalie procedurali,sia le segnalazioni delle propietà dei nostri amministratori coinvolte dal nuovo PRG, aiutandoci così a far quello che ancora non hanno presentato ovvero le tavole della trasparenza.

Gli interventi dal pubblico hanno travolto il sindaco e l'assessore Frattari che si sono trovati praticamente assediati da critiche da parte dei cittadini.
Sono emerse tutte le debolezze del piano evidenti e palesi sia nei modi di presentazione che nella forma: Strade e quartieri costruite in zone a massimo rischio idrogeologico, ecomostri in riva al mare in stile "Punta Perotti" e in generale immani colate di cemento per far incrementare nel giro di pochissimi anni la popolazione di Roseto del 30% (circa 7000 persone ).

Aumento demografico immane e immotivato ed in perfetto stile "armata brancaleone" basato sulla "logica" (difficile chiamarla tale) del "costruiamo le case poi qualcuno verrà" .......
la mancanza assoluta di strutture adeguate e l'assoluta mancanza di una progettualità per il futuro per incrementare l'occupazione,creare strutture scolastiche,infrastrutture,l'assenza di un piano per il rilancio di un turismo in crollo ecc ecc.
Chi desidera comprare una casa in una città senza lavoro,scuole per i figli,strutture sanitarie per i familiari? La risposta è stata già data da comuni che hanno percorso prima di Roseto questa via ovvero sono case appetibili per malavita e prostitute.

L'amministrazione monocolore PD è uscita dall'assemblea ancora più isolata ed in crisi di consensi fra i cittadini .
Riuscendo a far ciò che mai nessuno prima di loro era riuscito a fare,ovvero unire cittadini di destra e sinistra e tutti i partiti,dalla destra estrema alla sinistra radicale,in un coro assolutamente critico e contrario al nuovo PRG che ormai sembra di giorno in giorno sempre più frutto del “partito del mattone” .
Il Partito Democratico di Roseto ormai è solo senza nessun alleato e purtroppo continua a rimanere sordo agli appelli ,muto in fase propositiva e cieco nella visione del futuro della nostra città.
Citando un famoso brano di Nanni Moretti invitiamo Il Partito Democratico di Roseto a “ dire qualcosa di sinistra …qualcosa anche non di sinistra...di civiltà...dici una cosa...di qualcosa”.

Roseto e l’interminabile storia della Riserva naturale Borsacchio



Capitolo 3: Da Le Quote e Rosburgo a Roseto ed alla salvaguardia delle bellezze naturali
In quel periodo, (1857 – 1927), come ben documentato dallo storico rosetano Raffaele D’Ilario (1903 – 1985), avvennero alcuni fatti importanti che cambiarono la fisionomia della sottostante Marina di Montepagano:
- 30 luglio 1857, la Chiesa Ricettizia del capoluogo, che possedeva un’area sulla costa, formulò un progetto per edificarvi un nuovo borgo;
- 22 maggio 1860, il fondo in questione fu suddiviso in 12 quote, assegnate ad altrettante famiglie, e l’aggregato residenziale venne chiamato Le Quote, da cui derivò il soprannome di “cutaruli”;
- 22 maggio 1887, con decreto del Re d’Italia Umberto I°, Le Quote cambiarono denominazione in Rosburgo (Borgo delle Rose);
- 3 aprile 1924, il regio decreto n. 604 decise il trasferimento della sede municipale da Montepagano alla frazione Rosburgo;
- 14 giugno 1926, l’on.le Giacomo Acerbo, vicepresidente della Camera dei Deputati, comunicò che Benito Mussolini gli aveva indicato “il nome italianissimo di Roseto degli Abruzzi che il Comune doveva assumere per sostituire quello teutonico di Rosburgo”;
- 20 febbraio 1927, Vittorio Emanuele III, su proposta del Capo del Governo, decretò che il Comune di Montepagano era autorizzato a mutare la propria denominazione in quella di Roseto degli Abruzzi, rimanendo invariato il nome della frazione Montepagano.
Sopraggiunta la seconda guerra mondiale, che portò fame, bombardamenti, lutti e sfollamento verso i paesi collinari, anche la villa Mazzarosa, la Cantina ed il parco a mare vennero occupati dalle truppe tedesche, responsabili di moltissimi danni e della sparizione di gran parte delle botti (barriques) della barricaia, locale destinato all’invecchiamento dei vini.
Dopo la liberazione di Roseto, avvenuta il 13 giugno 1944, un distaccamento polacco occupò la villa, che diventò l’alloggio degli ufficiali, ed il parco, dove furono mimetizzate le tende dei soldati.
Comandava il presidio una donna col grado di capitano. Una donna in guerra, ma sempre donna. Perché quando faceva i giri d’ispezione si accompagnava, mano nella mano, ad una piccola rosetana, che allora aveva sei anni, ed oggi ricorda ancora quel rapporto affettuoso.
Finita la guerra, tutto tornò, pian piano, come prima. E lungo la spiaggia della Marina di Montepagano ricominciò l’abituale passaggio delle greggi (la transumanza), all’inizio dell’autunno e durante la primavera. In quelle occasioni i pastori della montagna teramana, venendo a contatto con agricoltori e pescatori locali, avevano la possibilità di barattare latte e formaggi con prodotti della terra e della pesca.
I rapporti tra contadini e pescatori non erano però molto socievoli, in quanto i marinai, prima di andare a pesca, avevano l’abitudine di rifornirsi di frutta, specie l’uva, facendo qualche rapida incursione notturna in quelle campagne poste ai margini del litorale.
Toccava allora agli agricoltori chiudere un occhio, e spesso tutti e due, anche perché quei lavoretti, fatti a regola d’arte, non procuravano danni alle colture.
Di quel dopoguerra i rosetani custodiscono ancora, gelosamente, tante immagini, grazie agli scatti di un fotografo d’eccezione, Italo del Governatore, che aveva Roseto nel cuore. E quei favolosi anni non moriranno finchè ci sarà qualcosa o qualcuno a ricordarli.
Le attrattive dello stupendo paesaggio a nord del torrente Borsacchio non potevano, però, continuare ad essere ammirate solo dai pochi abitudinari che ardivano immergersi nel silenzio e nella natura inalterata. Raccontavano inoltre, i novelli esploratori, di aver provato sensazioni così piacevoli da indurli a riconsiderare ed a minimizzare le varie angustie della vita.
In conseguenza di quel misterioso elisir, che attirava ormai sempre più turisti nel periodo estivo, il 27 marzo 1963, su delibera della Commissione provinciale di Teramo per la protezione delle bellezze naturali, veniva emanata la Dichiarazione di notevole interesse pubblico della fascia costiera da Cologna Spiaggia a Roseto degli Abruzzi.
Nello stesso decreto, pubblicato sulla G. U. n. 98 dell’11 aprile 1963, il Ministro per la Pubblica Istruzione, di concerto col Ministro per la Marina Mercantile, riconosceva, ai sensi della legge 29 giugno 1939 n. 1497, “che la zona predetta ha notevole interesse pubblico perché, costituita da lussureggianti boschetti di pioppi, pini ed altre essenze, con alberi che arrivano in alcuni punti a pochi metri dalla linea della battigia, forma numerosi punti di belvedere aperti al pubblico, a chi percorre la strada statale n. 16 Adriatica o la ferrovia, dai quali possono godersi meravigliosi e talora estesissimi panorami sul mare, sugli arenili e sui frastagliati profili costieri, così da offrire inoltre un susseguirsi di incantevoli quadri naturali”.
In data 25 ottobre 1969, un nuovo Decreto estendeva fino alla collina il vincolo già imposto, riconoscendo che le due zone, fascia costiera e parte collinare, “formano un complesso di punti di belvedere pubblici e di quadri naturali di incomparabile bellezza, interdipendenti fra loro per il concorrere degli stessi punti di vista: dal mare e dalle strade in pianura verso i colli e le alture dell’interno, dalla strada statale e dalla ferrovia verso il mare e le alture suddette e infine da queste ultime e dai loro molti versanti verso la pianura, il mare e il vario andamento della costa e della spiaggia. Tutto concorrente a formare un eccezionale insieme di bellezze panoramiche”.
Pertanto, il Ministro per la Pubblica Istruzione, di concerto col Ministro per il Turismo e lo Spettacolo, decretava l’ampliamento del vincolo, e lo stesso Decreto veniva pubblicato sulla G. U. n. 291 del 18 novembre 1969.
La presenza di una sensibilità così espressiva, forse mai riportata in altri contesti giuridico-ministeriali, ci fa comprendere che solo il fascino di quell’area poteva riuscire a trasformare l’abituale frasario burocratico in una ben distribuita composizione di versi poetici.
Come però si constaterà, amaramente, nel prosieguo della storia, l’illusione di poter contare sulla salvaguardia del lembo residuo della Marina di Montepagano, secondo il dettato dell’articolo 9 della Costituzione, è svanita in questo inizio di terzo millennio.
A dare il colpo di grazia sono stati la connivenza degli Enti locali ed il facile accesso ai ricorrenti condoni e sanatorie, che, per gli studiosi del Diritto, sono veri e propri espedienti anticostituzionali, concepiti dalle Istituzioni per favorire l’interesse dei singoli privati, anziché quello, preminente, della collettività.
Per rendersi conto dell’involuzione rispetto al passato, basta ricordare che già nell’Ottocento, ereditata dalle antiche dinastie e repubbliche, la sovranità popolare si esercitava anche sul patrimonio paesaggistico. E comportava, da un lato, il suo massimo e generalizzato godimento, e, dall’altro, la responsabilità, da tutti condivisa, di preservarlo per le future generazioni.
Inoltre, severe regole urbanistiche subordinavano la libertà di edificare a norme di pubblica utilità.
Sull’attuale tema della incessante e vergognosa distruzione della natura, non contrastata efficacemente dalla Giustizia umana, anche la Bibbia era stata chiara fin dalle sue prime pagine: “Il Signore Dio prese l’uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse” (Genesi, 2:15).
Sulla stessa lunghezza d’onda, i Delegati delle Chiese cristiane, riuniti nell’Assemblea Ecumenica di Basilea 1989, vollero riportare, nel Documento Finale, il seguente monito equiparabile ad un Comandamento divino: “Le Chiese considerino uno scandalo ed un crimine il danno irreversibile che continua ad essere perpetrato ai danni dell’ambiente…”.
Perché l’ambiente è il Creato, e riflette la magnificenza e l’immensità del Creatore.