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Le religioni che chiamiamo false erano una volta vere.(Ralph Waldo Emerson)



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lunedì 7 marzo 2011

Una riflessione su questi cinque anni di consiliatura




In quest’esperienza di consigliere comunale,dedicata alla città nella quale vivo da venticinque anni, ho investito energie e passione che, in un contesto caratterizzato da obiettive difficoltà legate al modo consueto di concepire e praticare la politica, non sempre mi hanno portato a dei risultati francamente soddisfacenti. Mi riferisco alla politica del dare per avere e a quella dello strapotere della maggioranza.
Ho vissuto infatti un’esperienza di democrazia assolutistica,mi si perdoni l’ossimoro, una democrazia poco aperta, poco dialogica e poco propensa alla ricerca delle soluzioni migliori ai problemi che si ponevano di volta in volta e dove molte delibere,adottate con la sola forza dei numeri, avevano poco a che vedere con la ragionevolezza e il bene comune.
Purtroppo le istanze delle minoranze sono state non di rado secondarie e inascoltate.
Sono appagato però dal fatto che, in un consesso nel quale di solito si affronta un’attività di pura routine amministrativa, si sia discusso, su mia sollecitazione, di diritti civili, di democrazia partecipata,dell’acqua come risorsa inalienabile, della difesa della scuola pubblica o di mobilità per i disabili. Si è trattato però di proposte accettate solo perché coerenti col quadro dei valori del partito di maggioranza, ma che poi nei fatti sono state ignorate e irrealizzate. Tuttavia, se avessi avuto altro tempo, nonostante queste mie frustrazioni, avrei proposto al Consiglio comunale di aderire al movimento d’opinione per lo stop al consumo di territorio. Senz’altro il nostro Consiglio avrebbe acconsentito salvo poi andare con disinvoltura verso l’adozione di un Piano Regolatore che,se approvato, inonderà Roseto di centinaia di migliaia di metri cubi di inutile e dannoso cemento.
Non mi resta che esortare i nuovi consiglieri che subentreranno a far valere sempre l’autonomia di giudizio che si può acquisire attraverso l’approfondimento delle questioni, lo studio dei documenti,l’ascolto della prospettiva dell’altro e, soprattutto,non cedendo alle pressioni del gruppo politico di appartenenza quando esse non sono orientate nella giusta direzione. Far parte di un gruppo consiliare non può significare rinunciare alla capacità di riflettere e di esprimere valutazioni autonome.
Raccomando al tempo stesso di prendere sempre in seria considerazione le idee e le opinioni contrarie alle proprie, perchè esse contengono spesso degli elementi di verità.
Spero che i nuovi consiglieri riescano quindi a scardinare nella testa della maggioranza la convinzione ferma e diffusa circa l’infallibilità dei propri punti di vista i quali invece vanno sempre messi alla prova e corretti attraverso la libera discussione.
Pasquale Avolio
(da BLU Magazine del 5/3/2011)

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